di seguito un documento in rielaborazione all’interno del Selese, tutti possono partecipare con un proprio contributo a definire meglio il senso che ha per noi il credere in un’economia solidale/locale.

perché crediamo nell’economia locale

Il percorso che ci ha portati a costituire “el Sèlese” si è avviato quando abbiamo iniziato a condividere la consapevolezza che l’attuale “sistema” economico/sociale non é in grado di garantire all’umanità un futuro di giustizia, benessere, serenità ed equità per tutti i popoli.

Con questo documento vogliamo proporre una visione di carattere generale di quelli che riteniamo siano i punti critici di questo “sistema” e della possibile via da imboccare per ridare speranza a noi stessi e alle generazioni dopo di noi.

Abbiamo dato per scontato la conoscenza da parte di tutti che l’attuale “sistema” sta entrando in crisi sotto più aspetti fortemente collegati fra di loro, per chi fosse interessato a questi aspetti rimandiamo alla fine del documento per una breve descrizione.

IL GRANDE MITO DEL MODELLO ECONOMICO UNICO

In tutto il mondo in questo ultimo secolo si è imposto un unico modello economico neoliberista considerato universalmente valido e addirittura necessario per il bene di tutte le nazioni e di tutte le popolazioni.

I concetti di base di questo modello sono l’alta efficienza, il progresso materiale, l’industrializzazione, la modernizzazione, la liberalizzazione, la privatizzazione.

Il parametro fondamentale per misurare l’efficacia di questo modello è lo sviluppo che viene analizzato in base alla crescita economica (PIL).

L’apparente razionalità di questo modello viene sostenuta dalla quasi totalità degli economisti ma si sta rivelando nei fatti una visione ideologica distaccata dalla realtà.

L’alta efficienza di questo modello ha convinto praticamente tutti che si sarebbero potuti superare i limiti fisici che avevano condizionato in passato l’umanità, questa ideologia è diventata con il tempo un modello egemonico oggetto di un culto irrazionale,  chiunque vi si opponga viene tacciato di essere contro lo sviluppo moderno e scientifico.

GLI EFFETTI PERVERSI DEL GRANDE MITO

Questo modello oramai divenuto un vero e proprio “sistema” dominante avrebbe dovuto portare a un maggiore benessere di tutti i popoli, ha invece ottenuto l’aumento della povertà per ¾ della popolazione mondiale, povertà che si sta ulteriormente diffondendo anche nei paesi maggiormente industrializzati, di contro enormi ricchezze si stanno accumulando in mani sempre più ristrette creando un vero e proprio oligopolio.

Questo “sistema” sta mercificando ogni cosa e sta eliminando tutti i processi produttivi che per millenni le popolazioni locali hanno razionalmente adattato alle possibilità e caratteristiche del proprio territorio, il “sistema” alla ricerca di un continuo aumento dei profitti sta distruggendo le diversità culturali, i saperi delle collettività e spingendo in ogni nazione la produzione oltre i limiti di capacità di auto generazione dei sistemi naturali, la conseguenza è un degrado ambientale e sociale senza precedenti.

Una conseguenza non secondaria di questa spinta all’aumento illimitato e a tutti i costi della produzione è la ricaduta sulla capacità di coesione sociale all’interno delle comunità locali, siano esse del nord o del sud del mondo.

UN “SISTEMA” CHE SI STA RIVELANDO PERICOLOSO

Il “sistema” si è talmente evoluto attraverso lo sviluppo del mercato finanziario che oramai è in grado di controllare il potere politico in modo capillare e ne determina le decisioni, specchio di questa situazione è la somiglianza evidente fra le politiche di governi di ispirazione ideologiche apparentemente contrapposte fra di loro, la democrazia reale è seriamente messa in pericolo.

Attualmente il potere che governa l’economia è in mano ai grandi attori del mercato finanziario, potenze economiche in grado di muoversi agevolmente al di fuori di ogni controllo, che si alimentano a loro volta attraverso il sistema bancario, la Grande Distribuzione Organizzata che ne è strettamente legata, il sistema assicurativo e quello previdenziale; in pratica tutti i soldi che noi spendiamo per beni e servizi all’interno della Grande Distribuzione Organizzata e ogni forma di risparmio o investimento confluiscono in un unico grande collettore di capitali, questo “sistema” nei fatti si sta dimostrando incapace di guardare oltre il proprio interesse di breve periodo e incapace di garantire ai popoli democrazia, equità e un ambiente vivibile. Il fatto grave di tutto questo “sistema” è che siamo noi tutti con ogni nostro gesto quotidiano che involontariamente lo sosteniamo.

QUALE ALTERNATIVA E’ POSSIBILE?

Noi de “el Sèlese” visto il degrado che questo “sistema” sta causando riteniamo necessario che ogni essere umano inizi a sviluppare una nuova visione della società più aderente alla realtà dei fatti, fatta di elaborazione culturale ma anche e soprattutto di un nuovo modo di agire economico e sociale. Il futuro dell’umanità dipenderà da come l’uomo organizzerà la propria vita sociale ma anche produttiva perché la produzione induce trasformazioni sia nel sociale che nell’ambiente.

Alla luce dei disastri ambientali e sociali causati da questo “sistema”, disastri già in atto e in rapida evoluzione, noi riteniamo che sia necessario per prima cosa acquisire una nuova consapevolezza, comprendere che le organizzazioni di qualsiasi tipo esse siano, più sono grandi più agiscono seguendo criteri che non portano al bene comune:

  •  le grandi organizzazioni sono incontrollabili democraticamente per cui in esse viene a mancare la certezza che agiscano per il bene delle comunità e non per quello delle lobby o comunque dei poteri “forti”, vedi nelle organizzazioni commerciali come prevalga l’interesse dei grandi azionisti su ogni altra possibile visione
  • dovendo rispondere all’interesse immediato di chi, all’interno delle organizzazioni stesse, detiene il potere, le grandi organizzazioni non possono avere una visione proiettata nel futuro ma si limitano a strategie di breve periodo
  • per cui non hanno nessun stimolo a rispettare l’ambiente e a garantire disponibilità di materie prime alle generazioni future

Le grandi organizzazioni internazionali come WTO e FMI che dovrebbero servire a controllare la correttezza delle relazioni commerciali, in realtà stanno dimostrando di essere al servizio degli interessi dei grandi potentati economici, con effetti devastanti sui paesi economicamente più deboli.

Anche le grandi organizzazioni internazionali come ONU e FAO stanno mostrando tutta la loro incapacità di risolvere i problemi e la loro stretta sudditanza al sistema economico imperante.

Per questi motivi noi riteniamo importante riorganizzare sia la produzione sia le relazioni sociali partendo dalle piccole comunità locali, solamente all’interno delle comunità locali può essere mantenuto l’interesse ad agire per il bene comune, la storia di migliaia di anni dell’umanità lo insegna.

Partendo da queste semplici considerazioni riteniamo che il processo di costruzione di un nuovo modello produttivo e sociale sostenibile possa essere avviato positivamente solo dal “basso” dove, attraverso una nuova capacità di partecipazione democratica, possono svilupparsi le azioni e relazioni indispensabili per garantire quel futuro di pace e sostenibilità a cui aspiriamo e di cui abbiamo diritto noi e le generazioni future.

Siamo consapevoli che questo nuovo modo di produrre e costruire relazioni sociali, basato sulla effettiva partecipazione democratica e sulla sostenibilità, non potrà essere efficiente come il modello neoliberista, ma di contro esso contiene la speranza di un futuro che diversamente è compromesso, pertanto siamo convinti che sia necessario un percorso di decrescita.

La decrescita non è una scelta irrazionale che riporta al medio evo, come vorrebbe far credere chi ha tutto l’interesse a mantenere la situazione attuale, la decrescita è un percorso che utilizzando le conoscenze attuali progetta e mette le fondamenta di un nuovo equilibrio fra genere umano e pianeta, rendendo possibile anche nel futuro una sopravvivenza appagante al genere umano stesso, possibilità messa seriamente in pericolo dal “sistema” attuale.

In questo percorso avremo bisogno di saper affiancare ai saperi recenti valori e saperi antichi da recuperare dalle culture delle popolazioni locali, culture che hanno dimostrato in migliaia di anni di essere in grado di dare un futuro ai propri figli.

Le crisi in atto “in pillole”

CRISI  AMBIENTALE

Nonostante l’impegno mediatico indirizzato a minimizzare i cambiamenti climatici in atto, oramai anche al grande pubblico sono arrivate le notizie che da anni nel mondo scientifico stanno creando preoccupazioni crescenti.

Gli studiosi stanno mandando da anni un grido di allarme che il “sistema” attuale non può o non vuole recepire perché contrario ai propri interessi di bilancio, la riduzione di emissioni di CO2 auspicata non è avvenuta anzi, a causa della continua crescita dei consumi, sta aumentando.

CRISI SANITARIA

L’immissione in natura di sostanze inquinanti dovuto alla produzione dell’industria, dell’agroindustria e dei trasporti sommata alla continua manipolazione delle forme viventi fatta per aumentare i profitti sta causando un aumento di malattie di tipo degenerativo e autoimmunitario. L’uso sconsiderato di antibiotici nella cura umana e degli animali allevati per l’alimentazione umana sta rendendo gli agenti patogeni sempre più resistenti agli antibiotici. E che dire delle nuove malattie un tempo sconosciute che nel giro di pochi decenni hanno fatto la loro comparsa come per esempio: Ebola, AIDS o SARS?

CRISI DELLA SCOMPARSA DELLA BIODIVERSITA’

La biodiversità è quell’insieme di una ricchezza incredibile di forme di vita sia vegetali che animali, la cui esistenza è frutto di un complesso equilibrio di interazioni reciproche formatosi in milioni di anni e che ha permesso fino ad oggi alla nostra specie di vivere e riprodursi.

La comunità scientifica denuncia da anni il rischio connesso con la continua scomparsa di forme viventi causate dell’attività umana, fenomeno in continuo aumento, il rischio è diretto anche alla nostra specie.

CRISI UMANITARIA

La povertà nonostante tutti gli impegni presi dai governi e dalle organizzazioni internazionali sta continuamente aumentando, quello che non traspare nei dati ufficiali è lo sprofondare continuo delle popolazioni che vivono sotto la soglia della povertà verso una  condizione di vita in miseria e la conseguente fuga sempre più massiccia dai paesi che ne sono attanagliati. Vi è una differenza fondamentale fra povertà e miseria, vivere poveramente significa avere scarsa disponibilità di beni ma poter comunque vivere dignitosamente con il minimo indispensabile, miseria invece significa non avere nemmeno il minimo indispensabile per vivere, in altre parole la disperazione per se e per i propri figli.

CRISI SOCIALE

L’individualismo spinto all’estremo, necessario a sostenere questo modello economico, si sta verificando estremamente distruttivo con pesanti effetti di malessere sociale.

La conseguenza è una disgregazione sociale che si sta diffondendo anche nei cosiddetti paesi benestanti come l’Italia e i cui sintomi sono sempre più evidenti. Incapacità di relazioni affettive profonde e appaganti, difficoltà di comunicazione e condivisione, aggressività, insicurezza, paura dell’altro, intolleranza, fuga dalla realtà, i sintomi visibili di questo malessere nascosto sono il continuo aumento dell’uso di droghe, alcolici, sonniferi e psicofarmaci, oltre ad altri comportamenti individuali e/o sociali nati per compensare il “vuoto” di senso della propria esistenza, vedi l’eccesso di alimenti, la malsana dipendenza dagli acquisti di sempre nuovi oggetti, le violenze che improvvise esplodono anche in ambito familiare.

Un campanello d’allarma che dovrebbe far riflettere è il continuo abbassarsi dell’età sopra la quale si rilevano questi comportamenti distruttivi.

CRISI FINANZIARIA ED ECONOMICA

L’utilizzo dell’80% delle risorse finanziarie per pure speculazioni, fuori da ogni possibile controllo dei governi e delle banche centrali, sta creando sempre più conseguenze drammatiche per i piccoli produttori che vengono strozzati e costretti a vendere o chiudere e dall’altra per gli acquirenti sempre più in difficoltà a comperare i beni di prima necessità. Come non bastasse questo vero e proprio pallone gonfiato ogni tanto entra in crisi e le conseguenze le pagano sempre i meno abbienti

CRISI DI DISPONIBILITA’ DI MATERIE PRIME

L’economia mondiale così come è strutturata adesso si basa sull’uso senza limiti di materie prime la cui disponibilità è invece fisicamente limitata. Primo fra tutti il petrolio di cui si calcola sia già stato raggiunto il punto di massima possibilità di estrazione con la conseguenza che d’ora in poi non solo non potrà più aumentarne la disponibilità ma passato un periodo di relativo stallo inizierà inevitabilmente a diminuire.

 ….E RISCHIO DI GUERRA

L’aumento della scarsità di materie prime indispensabili per il “sistema” attuale, conseguenza diretta dell’uso irrazionale che se ne fa per alimentare un consumismo fine a se stesso, sta già causando tensioni internazionali e una corsa all’accaparramento a cui corrisponde il rischio sempre più elevato di un innesco di una guerra fra nazioni di proporzioni difficilmente prevedibili.

Se si somma a questo rischio tutti gli altri aspetti del “sistema” che stanno entrando in crisi, in special modo la crisi sociale, il rischio di una degenerazione violenta del “sistema” a livello addirittura mondiale non è un’ipotesi così poco plausibile.