siccome uno dei problemi da affrontare e tentare di risolvere nella costruzione di “un mondo migliore” sarà anche quello del pessimo rapporto fra donne e uomini (o fra uomini e donne se preferite) propongo il testo che riporto qui sotto che ho preso da questo blog http://tempovissuto.blogspot.com/2009/12/il-mito-dellistinto-materno.html, sono consapevole che rischio di provocare un pandemonio ma preferisco che se ne parli piuttosto che rimanga un argomento tabù:

“….. Il femminismo ha messo in evidenza una mezza verità: l’utilizzazione delle donne come oggetti sessuali da parte di maschi dementi. Ha però omesso l’utilizzazione degli uomini come oggetti da parte di femmine dementi. Femmine che promettono eterno amore, ma non hanno nessuna voglia di far sesso e non hanno la più pallida idea di cosa sia l’orgasmo. Femmine che promettono di dedicarsi ad un compagno pretendendo, in realtà, di essere principesse anziché compagne. Femmine che giurano di volere un bambino “con il loro uomo” mentre hanno in mente di farsi “il loro bambino” e di mangiarselo piano piano, a discapito dei desideri del partner e dei bisogni del figlio.
La demenza maschile è molto diffusa, ma non è una caratteristica “dei maschi”: è una caratteristica di molti maschi. La demenza femminile non è una caratteristica “delle donne”, ma, purtroppo di molte donne. E le donne “consapevoli dei loro diritti” non sono certo più amorevoli delle “oche retrograde”. Sfruttano in genere i maschi come le altre, ma con le spalle coperte da libri di successo. Io non vedo vittime (se non quando si va sul piano penale) né nel mezzo mondo femminile, né nel mezzo mondo maschile. Vedo, purtroppo carnefici, maschi e femmine che, senza esserne del tutto coscienti, esprimono sentimenti distruttivi.

Conosco però anche persone splendide che si permettono di sentirsi sole in un mondo barbaro come i mondo già passati alla storia. Persone splendide che sanno lasciarsi andare al pianto e all’orgasmo. Che hanno compassione di sé e degli altri. Che sentono il loro compagno o la loro compagna come una cosa importante (una persona sacra, un soggetto sensibile, un oggetto sessuale spassosissimo). Che hanno un progetto di vita che include il/la partner e che quindi può includere anche un’altra persona a cui dare tutto, senza pretendere nient’altro che il suo bene.
In ogni caso, va sottolineato che, anche se tutti noi, in qualche misura agiamo in modo distruttivo (verso noi stessi e verso gli altri), siamo fondamentalmente capaci di non esserlo: la nostra distruttività è sempre un tentativo di evitare la consapevolezza del lato doloroso della vita. Nella misura in cui ci liberiamo della nostra paura di accettare la vita così come è (e quindi anche con tutte le sfaccettature della morte che implica), manifestiamo la nostra profonda umanità, senza sforzo.

Quando però siamo presi dalla paura e facciamo fatica a volerci bene e a voler bene, rischiamo di pretendere la felicità “agganciando” un/una partner. Ma ciò non basta, dato che il/la partner non può riempire i nostri vuoti non compresi e non elaborati. Allora ci possiamo illudere di trovare la nostra “realizzazione” con un figlio. Ma anche il figlio non può darci ciò che cerchiamo, perché il figlio se ne frega della realizzazione dei genitori: vuole la pappa e la nanna, tanto per cominciare, poi vuole un sacco di altre belle cose……”