Condivido questi pensieri che mi si sono presentati oggi mentre tornavo a casa dal lavoro in bicicletta.

C’è chi da tempo usa come argomento forte a sostegno della necessità di cambiare l’attuale modello socio/economico, il fatto che il “sistema” sta oramai avviandosi alla rovina, che le varie crisi che si stanno succedendo sono il segno dell’imminente e definitivo crollo.

Poi passano i mesi e gli anni e siamo ancora a dire più o meno le stesse cose.

Mi chiedo spesso se noi siamo in grado di prevedere quello che accadrà un domani abbastanza vicino da risultare tangibile, io sono convinto di no.

Perchè lo sono? Basti pensare all’esercito di persone ben preparate, a tempo pieno e con mezzi sofisticatissimi che sono al servizio del “sistema”, sono convinto che noi non siamo in grado di conoscere nemmeno quanto investe in stipendi di professionisti questo “sistema”, ci vorranno chissà quali crisi perchè questa moltitudine di “cortigiani” smettano di servire questo potere, ora come ora guadagnano bene e purtroppo non credo si pongano più di tanto questioni etiche o di sostenibilità.

Ma quello che mi ha più colpito nei pensieri di oggi è stata l’immagine di un enorme giocatore di scacchi: il “sistema”, un essere brutale e sornione che non ti lascia capire quali saranno le sue prossime mosse.

Chi gioca a scacchi sa benissimo che per vincere bisogna anche saper sacrificare le proprie pedine fino anche al pezzo più importante pur di arrivare a dare scacco matto all’avversario. E ho visto questo avversario enorme pronto anche a sacrificare pezzi importanti dell’economia convenzionale pur di restare li a governare quell’enorme potere distruttivo di cui si nutre e di cui non può fare a meno.

In futuro potrà accadere di vedere fenomeni di crisi anche considerevoli con cadute di pezzi eccellenti del “sistema”, ma noi non lasciamoci suggestionare e distogliere dal nostro impegno.

Sono convinto anch’io che il sistema è destinato alla rovina, ma sono anche convinto che questo continuo annunciarne la fine vicina rischia di avere sulle persone l’effetto contrario di quello che si vorrebbe.

Che fare nel frattempo? Semplicemente laboriosamente costruire alternative basate su sostenibilità, solidarietà, reciprocità, collaborazione; costruire esempi in grado di testimoniare che un mondo diverso è possibile. E in questo lavoro trovare anche spazi in cui condividere gioia e entusiasmo per questo percorso comune.