Per non farci incastrare dai dati tecnici stilati dalle multinazionali a nostro consumo, dovremmo cercare indici di efficienza diversi da quelli attuali. Ma allora scopriremmo che…

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L’associazione Energo-club opera per diffondere le fonti energetiche rinnovabili e le tecnologie efficienti. Tra le varie proposte, c’è qualcosa che apparentemente somiglia ai nostri Gruppi di Acquisto Solidale, cioè quella di un gruppo di acquisto di auto elettriche.

Apparentemente, dicevamo. Il problema è che il gruppo di acquisto sembra essere, in questo caso, un sistema per risparmiare palanche e un modo per esercitare una pressione lobbistica sulle case automobilistiche, in maniera da non ricevere fregature.

Se l’energia a disposizione dell’umanità non fosse destinata a crollare drasticamente, e se tutta la questione della mobilità fosse solo una questione di costo (per il consumatore) e di inquinamento (del luogo in cui il veicolo circola), allora questo gruppo di acquisto avrebbe una sua dignità etica.

Ma l’emergenza climatica ed energetica che stiamo affrontando impone la scelta di indicatori un pelo più intelligenti di quelli studiati artificialmente dalle case automobilistiche. Bisognerebbe tornare ai vecchi ‘km con un litro’, o i ‘litri di carburante per 100 km’, magari aggiornando l’indice per renderlo compatibile con veicoli che utilizzano propulsori diversi dal motore a scoppio, quindi potremmo usare i ‘km con un kWh’, oppure ‘kWh necessari per percorrere 100 km’.

Ma non è ancora sufficiente: perché queste indicazioni avessero un senso, dovremmo rapportare il tutto al numero di teste (o alle tonnellate di merce) trasportate, per cui dovemmo usar qualcosa come ‘kWh necessari per trasportare una persona (o una tonnellata di merce) per 100 km’. Lo stesso principio dovrebbe essere utilizzato per calcolare l’inquinamento, ne verrebbe fuori una serie di indici tipo ‘kg di CO2 prodotti per trasportare una persona (o una tonnellata di merce) per 100 km’.

Ma se adottassimo questo tipo di indici, allora l’intero modello della mobilità privata andrebbe a farsi benedire: dovremmo usare i mezzi pubblici (tante teste, un solo motore) o la bici (una testa, zero motori) per il nostro trasporto quotidiano, e usare le orrende scatole di latta solo per le emergenze, per cui potremmo valutarne l’acquisto collettivo o il car-sharing.

Anche ignorando cocciutamente la critica alla mobilità privata, il problema grosso delle auto ha a che fare con l’energia richiesta per farle funzionare, in altre parole quanto sono grosse (pesanti) e quanto vanno veloci (o meglio quanto ci mettono a raggiungere la velocità desiderata). Problemi del tipo quale combustibile consumano, quanto inquinano per ogni kW, o qual è l’efficienza del loro motore sono del tutto secondari. Secondari, sì, ma aderenti alle politiche industriali dei grandi gruppi automobilistici.

Invece, da questi siti traspare l’accettazione incondizionata delle regole imposte dalle case costruttrici. Questi galantuomini, quando vedono che i consumatori (ci chiamano così) si guardano bene dall’immaginare una mobilità pubblica o ciclistica, si fregano le mani. Tutto il green washing, ovvero il marketing falso-ecologista attuato da Marchionnne & C., si concentra su questi temi non importanti: rinunciare a produrre casermoni viaggianti, potenti, aggressivi e veloci significherebbe semplicemente vendere meno auto, alla fine dei conti, l’unico atto ecologico che questi giganti possono combinare.

Tra le caratteristiche richieste per questi veicoli elettrici troviamo la velocità massima di 120 km/h” e “costi totali in linea con i costi delle auto a carburante di pari categoria in commercio“. A questo punta il gruppo di acquisto: automobili aventi le stesse caratteristiche di quelle che esistono già, solo funzionanti con un combustibile magico, che non costi una sega e che non inquini.

Già che ci siamo, caro signor Volkswagen, o signor Marchionne, vedi di fare in modo che non sia un’agonia ricaricarle, che se si può fare a a casa è meglio, ma che se proprio mi trovo in difficoltà e sono in mezzo ai campi in Arizona, che ci sia un po’ di quella roba magica in giro. Chi chiede vetture di questo genere, pari alle altre, ma elettriche, è un finto ecologista, che vuole continuare col nostro assurdo stile di vita e tacitare la propria coscienza con un ambientalismo di facciata.

E comunque si tratta di richieste funzionali alle finte politiche ambientali dei costruttori: se adempio a questi requisiti, io divento eco-sostenibile. E il green washing è cosa fatta!

Approfondimenti:

L’automobile dell’ecofighetto
Il motore dell’ecofighetto
L’auto elettrica del futuro
L’energia dell’ecofighetto