Gli speculatori lucrano sulle tragedie libiche di questi giorni: ma dove sono questi biechi personaggi? Sono tra noi.
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Col petrolio balzato a oltre 100 dollari al barile a causa della tragedia libica, governo e petrolieri si affrettano a dar la colpa agli speculatori.

Ma sull’identità di questi speculatori resta un fitto mistero. C’è chi parla di pochi oscuri personaggi, di regola ebrei, che controllano le risorse del pianeta e giocano a risiko sulle spalle dell’umanità.

Proprio in questi giorni i miei sentimenti sono irritati da messaggi pubblicitari in radio e in internet che offrono servizi di trading.

Si tratta di piattaforme informatiche, utilizzabili via web, che forniscono a un piccolo risparmiatore l’accesso al commercio di particolari valori quotati nelle principali Borse internazionali. I valori trattati sono essenzialmente scommesse su valuta e materie prime. Oltre all’accesso a questi biechi mercati, questi servizi forniscono anche corsi online per non farsi spennare proprio subito.

In pratica, ciascuno di noi, anche con i suoi miserabili mille euro, da casa propria, con un semplice clic del mouse, può giocare al piccolo accaparratore, commerciando con le materie prime per cui ogni giorno si combattono guerre e rivolte.

I guadagni promessi sono alti, perché non si vanno a scambiare beni semplici, come uranio, petrolio, rame, ma prodotti derivati da questi beni. Come i possibili guadagni, anche le possibili perdite sono alte.

Leggiamo da questo sito:CFD è l’acronimo dall’inglese Contract for Difference, ovvero Contratto per Differenza. Un CFD è un tipo di contratto in base al quale viene scambiata la differenza di valore di un certo titolo o sottostante, maturata tra il momento di sottoscrizione di un contratto e la chiusura di questo.”

Capito poco? Leggete questo, allora: “Con i CFD si compra e si vende il sottostante, andando long e short sui mercati in rialzo e in ribasso, per aumentare le opportunità di profitto.” Ogni setta ha il suo linguaggio, e quello dei trader  è tra i più incomprensibili.

La comunicazione fa molto leva su questa parola, trader, lasciata così, non tradotta. Questo sito, per esempio, dice: “Siamo in grado di dare ai nostri trader un facile accesso al trading online su valute, materie prime e indici grazie a una piattaforma semplice e potente.

Essere qualificato subito come trader dà l’impressione, al piccolo risparmiatore, di essere parte di un club esclusivo, frequentato da gente che ne sa. Ma cosa mai vorrà dire trader? La traduzione più affidabile che mi viene in mente è speculatore.

Ecco dove sono questi famosi speculatori, che lucrano sui giovani libici uccisi in piazza dalle armi pesanti di Gheddafi. Non si tratta di oscuri personaggi che tramano nei sotterranei di Wall Street, ma del ragionier Cagazza, che incontrate tutte le mattine in ascensore e con cui scambiate brevi saluti, oppure della mamma del compagno di classe di vostro figlio, con cui domenica andrete a fare una grigliata.

Magari noi stessi siamo complici del dittatore libico e degli speculatori, accecati dai facili guadagni che ci offre il tal fondo bilanciato della nostra banca.

Ecco in che mondo viviamo, la globalizzazione non colpisce solo i nostri stipendi e il nostro paniere degli acquisti. Ci sta trasformando tutti in mostri assetati di denaro e disposti a tutto per averlo.

Ecco perché, a questo sistema, ci dobbiamo ribellare.