A parole, oggi sono tanti contro il nucleare. Ma chi è disposto a rinunciare alle magie della tecnologia?

——————-

L’umanità intera guarda verso est, in attesa avida di notizie, attonita e inerme di fronte a un fenomeno (l’incidente a un impianto nucleare civile) prevedibile, ma comunque del tutto fuori controllo.

Contrariamente al resto del mondo, i membri del nostro governo ripetono da giorni: “Non ci faremo condizionare dal Giappone, il piano nucleare italiano è deciso, alla faccia degli avvoltoi nucleari“. Ma proprio questo continuo ribadire mostra chiaramente la debolezza di queste posizioni, che nei prossimi giorni, vedrete, cambieranno.

L’energia nucleare, anche quella civile, anche quella pulita, è manifestamente un fenomeno completamente al di sopra delle nostre possibilità di manipolazione e controllo. Non siamo in grado di garantire alle popolazioni residenti anche a centinaia di km di distanza un minimo di sicurezza. E quello della sicurezza è un problema non inferiore a quello delle scorie.

Eppure non ce la sentiamo di dare completamente torto ai nostri governanti: se lo stile di vita che abbiamo in mente per il futuro è questo, allora dobbiamo raschiare il fondo di ogni risorsa energetica, compresa quella nucleare, e chissà se basterà.

Per questo la critica al nucleare non deve rimanere fine a sé stessa, né deve proporre come contraltare le sole energie rinnovabili: se vogliamo rinunciare all’atomo, dobbiamo abbassare drasticamente il nostro assurdo stile di vita. Ma quanti di noi sono disposti a farlo?

Trent’anni fa i nostri consumi elettrici erano esattamente la metà di quelli di oggi. Stiamo parlando del 1981, mica del neolitico. Debora Billi ha posto la domanda sul Fatto quotidiano, e le risposte, provenienti da un pubblico illuminato e progressista, sono state desolanti.

Questo il tenore dei commenti piovuti sul sito: “Ma sareste disposti a rinunciare al Blu-Ray? Alla Playstation?” oppure all’aria condizionata: “Come si fa poi a dormire?”.

Grande è ancora la fiducia nella tecnologia: “devo forse rinunciare al progresso perché lei è terrorizzata dall’atomo? Ci rinunci lei, io di sicuro non sono disposto a cambiare di una virgola le mie abitudini.”

Ecco le domande che dobbiamo porci: a cosa siamo disposti a rinunciare, di fronte all’inevitabile calo di energia del prossimo futuro?

Come possiamo organizzare la vita in questa nazione, in questa provincia, dovendo convivere con persone che non sono disposte a rinunciare al condizionatore a palla di notte?