L’energia scarseggerà? Ecco la sparata dell’ultimo tecno-mago: una macchina che imita le foglie degli alberi. Il terrore della perdita del benessere ci spinge a credere a ogni ciarlatano.

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La notizia sta girando in rete, prendendosi tutti gli spazi concessi alla controinformazione, quella dal basso.

Zeus News spiega, per esempio, che Daniel Nocera (il tecno-mago della foto), professore del MIT, avrebbe creato, a suo dire, “il Sacro Graal della scienza“: la foglia artificiale, una macchina delle dimensioni di una carta di credito, in grado di replicare industrialmente il processo di fotosintesi delle foglie reali.

Esposta alla luce solare, sarebbe in grado di scindere l’acqua in ossigeno e idrogeno, da utilizzare poi per alimentare una cella a combustibile e produrre così energia elettrica.

Un altro lato positivo sarebbe il costo contenuto: i catalizzatori utilizzati, realizzati in nichel e cobalto, non comportano spese proibitive.

Si tratterebbe di “una svolta epocale in particolare come fonte economica di energia elettrica nelle case rurali dei Paesi in via di sviluppo. Il nostro obiettivo è creare in ogni casa una piccola centrale elettrica” spiega Nocera.

Secondo indiscrezioni, l’indiana Tata Group avrebbe già messo le mani sul processo: l’impianto pilota potrebbe essere pronto tra un anno e mezzo.

Siamo alle solite: man mano che ci si rende conto che le risorse energetiche del pianeta sono tutt’altro che abbondanti, ci si affida sempre più irrazionalmente agli scienziati, come se la scienza e la tecnologia fossero le responsabili del nostro benessere odierno.

In realtà la causa del portentoso benessere di una piccola parte del pianeta è l’incredibile abbondanza di energia a basso prezzo. Una situazione verificatasi negli ultimi centocinquant’anni e mai più ripetibile.

Ne abbiamo viste di tutti i colori, dalla fusione fredda ai biocombustibili, dal fungo magico alla foglia sintetica di oggi (che ci sia qualche relazione psicologica con la droga?), e ogni volta l’attenzione si è smorzata, senza nemmeno richiedere la smentita. Siamo stati creduloni, e un po’ ce ne siamo vergognati.

Se ci fosse bisogno di smontare anche la bufala odierna, si potrebbe citare il buon Ugo Bardi, che racconta: “Ancora nei primi anni 80, nel profondo della prima crisi energetica, qualcuno a Berkeley aveva inventato una modalità di scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno utilizzando ossido di ferro e luce solare. Doveva essere la soluzione alla crisi energetica.

“Periodicamente,” prosegue Bardi, “l’idea di risolvere la crisi energetica per un qualche miracolo che comporti la ‘fotosintesi artificiale’, cioè la scissione dell’acqua, riappare.”

Anche ora il nostro ingegnere preferito sente puzza di bruciato: “Non si fa menzione nella relazione dell’efficienza del processo. Parlando di durata, Nocera afferma che un prototipo potrebbe funzionare per almeno 45 ore. 45 ore? Voglio dire: un pannello fotovoltaico in silicio può durare almeno 25 anni.

Altro problema, i costi: “Vi rendete conto di quanto costi una cella a combustibile, anche del tipo più semplice? Senza contare le attrezzature per separare l’idrogeno dall’ossigeno, un compressore, valvole, elettronica di controllo, precauzioni di sicurezza e tutto il resto.” Addio foglie sintetiche nelle case rurali in India o in Africa!

Il peggio è che le sparate giornalistiche come quella di Nocera continuano ad alimentare l’illusione che questo periodo di vacche grasse non finirà mai, perché c’è sempre la possibilità che un tecno-mago arrivi a salvare il nostro assurdo stile di vita.

 

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