Dopo la delusione degli accordi con i gestori verdi, un Gruppo di Acquisto Solidale cambia strategia e dialoga con un gestore convenzionale come l’AGSM.

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Qualcuno ricorderà la tragicomica epopea della 220, un distributore di energia elettrica che, tra il 2007 e il 2008 ci bombardò con una pubblicità asfissiante attraverso i media della cosiddetta altra economia.

Il mercato elettrico stava per essere liberalizzato: era una finta liberalizzazione di facciata, speculare a quella della telefonia fissa di qualche anno prima, visto che impianti di produzione, infrastruttura di trasporto, centraline e cavi rimangono gli stessi, e al più si possono cambiare il colore della carta su cui è stampata la bolletta e le tariffe (ma queste ultime solo per poco tempo).

È di quel periodo l’esplosione dei cosiddetti fornitori ‘verdi’, come Sorgenia, Pandora, la220, che si affiancarono a quelli tradizionali, come Enel, AGSM, ASM, nell’offerta di energia pulita. Spot commerciali molto aggressivi, che facevano leva sul senso di colpa delle persone, invasero la stampa specializzata e convinsero più di qualcuno che fosse possibile far transitare due tipi diversi di energia elettrica (differenti solo per fonte) attraverso lo stesso cavo e la stessa centralina.

Insomma, con una semplice raccomandata sembrava possibile far funzionare a palla il proprio condizionatore con energia pulita, cioè prodotta solo da fonti rinnovabili. Una bella comodità, per chi aveva scrupoli di coscienza. Anche i Gruppi di Acquisto Solidale caddero nella trappola: la rete nazionale stipulò, assieme a Legambiente, un patto di ferro con la220, che avrebbe dovuto avere rilevanza nazionale.

Come andò a finire? Improvvisamente la220 annunciò una crisi finanziaria, e pochi giorni dopo sapemmo che era stata incorporata nel gruppo Green Network, un gestore che più convenzionale non si poteva, visto che acquistava energia in massima parte dai francesi di EDF, produttori di energia nucleare.

Non abbiamo le prove, ma sospettiamo che l’unico scopo dell’intera operazione “la220” fosse il rastrellamento di contratti domestici, sempre ben pagati nelle operazioni di incorporazione di aziende commerciali.

A distanza di tre anni, il Gruppo di Acquisto Solidale di Sommacampagna, il SommaGAS, ci riprova, forte dell’esperienza passata, un po’ più disincantato. “Non possiamo decidere da quali fonti proviene l’energia che alimenta le nostre case,” leggiamo dal sito dell’iniziativa, “ma possiamo invece scegliere il nostro fornitore e spingerlo a investire nella produzione di energia da fonti rinnovabili.”

Come partner dell’iniziativa, il SommaGAS non sceglie un fornitore verde, ma l’AGSM, l’azienda multiutility locale. È una scelta forte, visto che l’AGSM è il gestore dell’inceneritore di Ca’ del Bue, che promette di riempire Verona e provincia di nano-polveri.

I motivi ce li spiega Mirco, uno degli attivisti del SommaGAS: “AGSM ha impianti a energia rinnovabile di proprietà, inoltre è vicina e quindi è possibile avere un rapporto diretto e chiaro.”

“L’esperienza fatta da altri,” continua Mirco, “ci ha dimostrato che gli operatori verdi non esistono. Tanto vale sceglierne uno convenzionale e contrattare con esso.”

Il ragionamento degli amici di Sommacampagna non è sbagliato: in genere, gli impianti di produzione di energia pulita non sono in grado di modulare la produzione: se c’è sole o vento o acqua l’impianto produrrà energia in ogni caso. Per questo motivo, se il gestore non ha impianti propri, tende a ‘tirare il collo’ al produttore di energia rinnovabile, sollecitando riduzioni di prezzo.

Ma se è proprietario esso stesso di impianti a energia rinnovabile, il suo interesse sarà nello sfruttare prioritariamente quelli, che sono a costo marginale nullo, lasciando spenti quelli a energia fossile. Inoltre, un piccolo gestore/produttore locale può essere più sensibile alla pressione di un gruppo organizzato di utenti, anche su questioni extra-energia, come l’apertura dell’inceneritore.

Seguiamo con attenzione l’iniziativa dei ragazzi di Sommacampagna, ricordando che la soluzione migliore rimane quella di risparmiare energia, e autoprodurre quel poco di cui non si riesce a fare a meno.