Il quotidiano del gruppo Cir-DeBenedetti, con una firma di prestigio, si accorge che la sobrietà è più ecologicamente efficace dell’ecofighettismo. Si apre un dibattito nel mondo ambientalista.
___________
Chiedo perdono, Padre. Ho molto peccato. Ho pensato male: ho pensato che eserciti di opinionisti parlassero bene delle auto ecologiche e delle auto elettriche perché erano foraggiati, pressati, almeno condizionati dall’industria dell’Automotive (i produttori di auto, fa fico chiamarli così).

Oggi, guardando la sezione motori della Repubblica.it, ho letto con sgomento l’articolo di Vincenzo Borgomeo, che butta lì, con nonchalance, un argomento su cui ci battiamo da anni: “non è che tenersi la vecchia auto inquini meno che comprarne una nuova?”

Altro che foraggiamenti, altro che pressioni e condizionamenti, il buon Borgomeo non se n’era semplicemente accorto! Tanto che è bastata un’ingenua mail di un lettore per aprirgli uno scorcio su una realtà completamente diversa da come se l’era prefigurata: la salvaguardia dell’ambiente naturale non si fa attraverso la tecnologia, ma attraverso un cambiamento nelle abitudini. Semplice, ma dannatamente difficile da attuare.

Aldilà della facile ironia, questa vicenda mi ha insegnato due cose: primo, non è detto che, se i media mainstream passano messaggi diversi da quelli che vogliamo noi, questo sia il risultato di un complotto internazionale, ordito da poteri forti.

Secondo: la contro-informazione urlata, da cui spesso sono contagiato, difficilmente conquista visibilità: a volte basta una mail gentile e ironica, come quella inviata a Borgomeo, per raggiungere il risultato. Soprattutto se è sostenuta da uno stile di vita coerente con quanto scritto.

Tra i commenti all’infuocato blog di Borgomeo, cito quello di Roberto, che scrive: “per costruire un’auto servono materie prime ed energia. Se di due cittadini uno rottama un’auto ogni 10 anni e l’altro la rottama ogni 20 anni, fatto pari l’uso quotidiano che ne fanno, il primo inquina molto più del secondo.

Quando i governi regalano incentivi alla rottamazione,” aggiunge Roberto, “dicendo che lo fanno per salvaguardare l’ambiente dicono una cosa non vera. Il rinnovo del parco macchine circolante provoca infatti un vantaggio piccolo sul microambiente cittadino ma uno svantaggio grande per l’ambiente globale.”

Di segno opposto il commento di Alessandro: “Questi talebani sono disposti ad alzarsi nel cuore della notte per andare a lavorare? Sempre che un lavoro l’abbiano! Sono disposti a stare delle mezzore sotto il sole o la pioggia o la neve ad attendere un fantomatico mezzo pubblico che forse passerà prima o poi? Sono disposti a salire su carri bestiame (leggasi ferrovie) che impiegano delle ore su un percorso che in macchina lo si fa in 20 minuti? Sono disposti a caricarsi sulla loro amata bicicletta valigie, figli, moglie e quant’altro, per andare in vacanza? L’auto è una conquista del 20° secolo.”

Alessandro ringrazia Sant’Automobile, che lo ha reso libero, senza considerare che i problemi che lui lamenta (lavoro lontano da casa, trasporti pubblici inefficienti) sono causati da una società che si è modellata sulla massiccia presenza delle automobili, che perseguita lui, ma anche chi automobilista non è, per scelta o per necessità.

Approfondimenti: