Chiusa l’esperienza del Sèlese, le Matonele ripartono con nuovo nome e nuovi progetti.

Abbandonare il Sèlese, un nome e un progetto che a Verona ha significato pur qualcosa, è stata per noi una scelta difficile. È stata dura, alcune di noi(*) non ne volevano sapere, “ma poi abbiamo dovuto prendere coscienza della realtà,” dice Lucia Bertell“ e l’idea di una nuova partenza (pur piena della storia degli anni trascorsi) ci ha appassionate”.
Il Sèlese ha rappresentato per anni il tentativo di far convergere tutte le realtà che nella nostra provincia si riconoscevano nell’economia solidale, un modo diverso di interagire tra cittadini e operatori economici, non basato esclusivamente sul profitto.

Abbiamo riscontrato nel nostro procedere prima di tutto un problema di dimensioni della comunità a cui desideravamo parlare e con cui volevamo interagire: pensavamo alla costruzione di un Distretto di Economia Solidale comprendente una provincia intera con centinaia di migliaia di esseri umani, con territori profondamente diversi fra di loro.

Abbiamo riscontrato il rischio di tendere a un modello di sistema proprio della società attuale che punta sempre a strutture di grandi dimensioni. Desideriamo ricreare situazioni come quelle che la memoria ci riporta al villaggio o alla piccola comunità e riattualizzarle, innovarle a partire da ciò che come Matonele consideriamo la dimensione sociale ideale.

Solo la piccola comunità, dove tutti si conoscono, rende gli esseri umani più capaci di aiuto reciproco, luoghi dove tutti si prendono cura del benessere degli altri e di quello del territorio dove vivono. La rete di economia solidale in cui crediamo è la rete tra le piccole comunità solidali, fatta di socialità ed economia.

Ma c’è dell’altro: in un certo punto del nostro percorso abbiamo realizzato che non aveva senso normare l’economia solidale, indicando cosa è giusto e cosa non lo è. Molte realtà virtuose sfuggivano a questo tentativo di unificazione dall’alto. E non ci è sembrato bello né utile.

Ci siamo rese conto di questa stortura già nel 2009, e abbiamo cercato di risolverla energicamente, in quell’occasione abbiamo messo in gioco le relazioni tra di noi e ci siamo arroccate su posizioni che oggi ci rendiamo conto essere state poco costruttive. Il difetto (ora lo vediamo con più chiarezza) stava nei presupposti.

Quindi la decisione di un cambiamento, di una nuova partenza: con le Matonele e i Quarei intendiamo ripartire per costruire la società (e basta col parlare solo di economia!) che desideriamo partendo da esperienze concrete, vitali, e ‘dal basso’, senza norme e percorsi da seguire a priori. “Fare pratiche e pensiero e pratiche” aggiunge Mimmy Spurio “cercando di essere più vicine alle realtà presenti sul territorio, cercando di imparare da queste un modo più semplice e concreto per lavorare assieme per la realizzazione di progetti, lasciandoci coinvolgere da una passione che nasce dalla”pancia”, passa dal”cuore” e usa la “testa” solo per non distruggere quanto di bello incontreremo sul percorso, anzi per valorizzarlo e realizzarlo”.

Il Sèlese non è stato abbandonato, ma ci si propone di costruirlo a partire dai suoi elementi costitutivi, matonele e quarei, per l’appunto.

Prima di tutto ci sono i Gruppi di Acquisto Solidale, realtà che, dopo un crescendo mozzafiato, stanno affrontando un periodo di stasi e di riflessione. Consapevoli o meno, stanno tracciando nuove forme di società, non basate sull’egoismo o la convenienza. Sono, secondo noi e non solo, un serbatoio enorme di indicazioni e riflessioni che intendiamo raccogliere e portare alla luce.

(*)Alcune di noi sta per Matonele – donne e uomini alla costruzione di una società desiderata