Mi trovo spesso a far ritorno nei pensieri e nelle visioni di tanti anni fa, per ritrovare il senso dell’impegno mio personale e di tante altre persone nell’economia solidale, in origine questo movimento si è formato attorno alla necessità di dare risposte concrete all’evidente ingiustizia e violenza esistenti nel mondo, in quel tempo si iniziava sempre più a capire che quelle violenze e ingiustizie erano generate dalla necessità dei paesi ricchi di poter usufruire a costi bassissimi delle materie prime dei paesi poveri.

Che centra penserà qualcuno con i nostri preziosi e indispensabili telefoni cellulari?

Purtroppo centra eccome, tutto a causa di una materia prima: il Coltan, una terra rara dalla quale viene estratto il tantalio, un metallo raro indispensabile per i telefonini mobili e altre diavolerie elettroniche ritenute oramai indispensabili.
Già su questo sito si è accennato ai problemi legati alle terre rare vedi: http://www.quarei.it/matonele/?p=3574 e delle tensioni internazionali che stanno iniziando a crearsi per la “fame” insaziabile che si è creata di queste terre.

Ma Quel che è peggio è che da 15 anni ci raccontano che la guerra nel Congo è dovuta alla rivalità tra le etnie hutu e tutsi, ma per una fortuita coincidenza che dovrebbe togliere molti dubbi sulla casualità di questi eventi, l’area del conflitto si trova precisamente nella zona dove c’è l’80% delle riserve mondiali di coltan esistente nel pianeta.

Nel territorio della Repubblica Democratica del Congo si trovano in grande quantità materie prime di grande valore economico come rame, uranio, oro, diamanti, e il coltan, ma nonostante questa abbondanza che apparentemente permetterebbe al Congo di essere una nazione ricca, quello che ha caratterizzato questo paese negli ultimi 15 anni sono le continue guerre. Qualcuno calcola che dal 1998 siano morte quasi sei milioni di persone. Chi si ricorda ancora dei bambini soldato? Quando la televisione smette di parlarne scende una fitta nebbia su tutto.

Anni fa le Nazioni Unite avevano svolto un’inchiesta e le conclusioni sono state che si tratta di una guerra diretta da “eserciti delle imprese” per impadronirsi dei metalli della zona, con accuse dirette ad alcune corporazioni. Tutte hanno negato di essere coinvolte, mentre i loro governi esercitavano pressione sull’ONU perché smettesse di accusarle.

E noi allora cosa possiamo fare? Per esempio smetterla di correre dietro alle novità tecnologiche, l’ebbrezza da possesso di apparecchi sempre più performanti la pagano a caro prezzo altri esseri umani che hanno la sola colpa di essere nati nel posto sbagliato.

E nel contempo liberi da questa ossessione possiamo recuperare quell’umanità dentro di noi che è sempre più svilita dal consumismo, ma che è indispensabile per vivere una vita piena. Con buona pace di chi ancora crede che il cambiamento verso un futuro migliore passerà attraverso le nuove tecnologie.

Maggiori informazioni http://www.paceperilcongo.it/2011/10/mostra-coltan-insanguinato/