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Dalla copertina del libro, L’albero delle A, un’opera di Cristina Cometti

Lucia Bertell – Lavoro Ecoautonomo. Dalla sostenibilità del lavoro alla praticabilità della vita

Elèuthera Milano, 2016, pp. 192, € 15,00

Esce il libro della nostra Lucia Bertell, risultato di una ricerca lunga anni sull’economia nascosta (carsica, la definisce lei) che in qualche maniera si sottrae al giogo del sistema sociale dominante. Si scatena il dibattito tra chi fa una scelta estrema cambiando la propria vita e chi si limita a una voce critica dall’interno del sistema.

Difficile riassumere in poche parole un testo così complesso. Ci può aiutare l’ottima recensione di A – Rivista anarchica: “Che posto ha il lavoro nel quotidiano? Chi investe nel lavoro come nuovo stile di vita da cosa è mosso? Il lavoro può essere una pratica politica di libertà? Queste sono alcune delle domande poste alla base di una ricerca sul campo condotta tra le più innovative realtà economiche italiane, come le Reti di economia solidale con i Gas, i mercati autogestiti di “Genuino clandestino”, i Centri di sperimentazione autosviluppo, per citarne solo alcune.”

Con una pazienza certosina, la nostra Lucia ha esplorato le terre di Veneto e Sardegna, alla ricerca non di numeri e di fredde statistiche (forse anche perché il fenomeno è ancora giovane numericamente), ma di storie. Di motivazioni, di vittorie, di sconfitte, di ricerca di senso.

Non è stato un lavoro facile, e lei stessa promette che questo è solo l’inizio: il sistema è vario, eterogeneo, non univoco, intessuto di trame di una rete non chiara e definita. Un fenomeno carsico, appunto. Una ricerca di soddisfazione non economica che attraversa muri, steccati, differenze culturali e territoriali.

La difficoltà di cogliere le similitudini e di definire il fenomeno è uno degli assi portanti del testo: per troppo tempo ci siamo trastullati nell’inconcludente definizione (e incasellamento da parte del potere) dei movimenti mutualistici o cooperativi e della loro etica del lavoro.

Quello che descrive Lucia è qualcosa di nuovo e più potente: un sistema che sta “disegnando nuove forme sociali ed economiche che sono altrettanti tasselli di quelle Economie Diverse che stanno modificando dal basso il mercato attraverso contaminazioni e ibridazioni,” per usare ancora le parole della rivista anarchica.

Qualcuno li chiama “movimenti per la terra“. È una definizione che ci piace, perché definisce sia uno scopo che una modalità, ma che, ancora, non ci basta. Molti lavori descritti da Lucia sanno di antico, di riscoperta di un passato perduto, ma il tutto viene declinato in maniera nuova, dando vita a nuovi alfabeti, perché oltre che da una pessima tecnologia (vedi articolo di Bottari su veramente.org), il secolo trascorso è stato caratterizzato da conquiste culturali e sociali che ancora necessitano di evoluzione.

Che ne pensate? Come si collocano le vostre scelte all’interno del percorso tracciato da Lucia? C’è spazio per un nuovo sistema di relazioni?

Qui una bella intervista radiofonica di Radio Articolo 1 a Lucia.