luciaHa vissuto ogni giorno della sua vita come se fosse stato l’ultimo. Ieri, per una volta, ci ha imbroccato.

La frase non è mia, l’ho plagiata platealmente dal film Cafè Society, di Woody Allen. Ma descrive bene la figura di Lucia Bertell, 54 anni appena compiuti, ma infinitamente più giovane nell’animo. Lucia è scomparsa ieri sera, lasciando sgomenti i familiari e una marea di amici. Un malore improvviso, che non aveva dato indizi del suo arrivo.

Lucia ha affrontato la morte così come ha affrontato l’intera vita: di fronte, senza scappare, senza svicolare. Come quando, giovanissima, lasciò il posto fisso per abbracciare una vita da precaria, prima distinguendosi nella creazione sociale (una roba che, prima di conoscere Lucia, manco sapevo cosa fosse), poi nella ricerca, guadagnandosi un posto di tutto rispetto tra gli esploratori di quelle che lei chiamava ‘economie diverse‘, o il ‘lavoro ecoautonomo‘.

Femminista, anarchica, persona-guida tra le matonele, fortemente critica nei confronti dell’attuale sistema economico, con il suo gruppo di studio (TiLT, Territori in Libera Transizione) stava tracciando i connotati di un mondo in trasformazione. Lo faceva non con i freddi numeri dell’economia o della statistica, ma con le storie. Ma, proprio perché storie e non statistiche, riusciva a far emergere da loro l’umanità, la grinta, la disperazione di chi le aveva vissute.

La sua era una ricerca narrata. Una questione di forma, più che di sostanza, perché le sue storie trasudavano rigore scientifico, soprattutto nella sua maniacale ricerca delle criticità, di trovare in ogni storia anche quello che non andava, rifiutando l’agiografia. Della statistica, lei era maestra della fase analitica, quella che precede i numeri, quella che ormai in questo mondo iper-veloce non fa più nessuno. Tranne Lucia e i suoi colleghi.

La stessa passione che animava il suo lavoro, era caratteristica del suo stile di vita, i suoi rapporti con gli amici, ma anche con le iniziative di carattere sociale. Lucia era forte, aspra, di carattere, ma non aveva opinioni preconcette. Per lei la dimensione collettiva era fondamentale, nell’azione politica.

Tutto questo per dire che questo porco mondo non sarà più lo stesso, senza di lei.