lotta amata luciaColori musiche danze
Questo era il serpentone colorato di quasi 3 km che sabato 30 marzo ha invaso e attraversato Verona e l’ha resa “VIVA” come forse non era mai stata. La testa del corteo era a S.Fermo e la coda cominciava a muovere i primi passi dal piazzale XXV Aprile (Stazione Verona PN).

100.000 persone che inneggiavano alla vita e al bisogno di camminare assieme consapevoli che solo unite si può lottare e superare qualsiasi chiusura ed emarginazione.

Chiusura ed emarginazione nella quale hanno tentato e tentano di relegarci coloro che sostengono che la famiglia è composta unicamente da due persone di sesso diverso che generano figli, coloro che vorrebbero abrogare, annullare e dimenticare leggi a tutela della donna. La famiglia va decisamente al di là di questo stereotipo, famiglia è dove c’è AMORE, famiglia è dove ci si stringe per farsi forza, famiglia è dove tutte le componenti e i componenti hanno le stesse libertà e la stessa dignità. Al suo interno non c’è un ruolo assegnato, ma ognuno “gioca” il proprio ruolo per crescere assieme.

Le nostre danze, i nostri cori,gli slogan che urlavamo in corteo chiedevano una sola cosa: rispetto delle scelte di ognuno e riconoscimento delle diversità. Chiedevamo che leggi che sembravano consolidate (aborto e divorzio)non vengano rimesse in discussione con la prospettiva(voluta) di essere cancellate da chi preferisce chiudere gli occhi davanti ad aborti clandestini, femminicidi e violenze, arrivando addirittura a dare a volte alle donne stesse la colpa di tali gesti. Le recenti sentenze in materia dovrebbero farci pensare a come, nonostante le leggi, le donne non siano tutelate veramente.

E sabato c’eravamo anche noi Matonele a costruire questa bella narrazione, questo pezzo di storia che non potrà essere facilmente dimenticato perché sicuramente è l’inizio di un futuro diverso non solo per le donne.

Eravamo parte di questo corteo che urlava alla “VITA”, eravamo lì per gioire con le altre e gli altri nel riconoscerci in una lotta che ci vede camminare strette, spalla a spalla, affinché rispetto e dignità non siano schiacciati. E con noi c’era anche Lucia. Lo striscione col suo nome portato da amiche che conoscevano bene il suo “sentirsi” parte di questa lotta, questa “lotta amata”.

Lucia, una delle fondatrici e “anime” di Non Una Di Meno Verona. E sabato…sabato sarebbe stata felice di vedere quella marea che ha conquistato Verona nel nome delle donne, sarebbe stata felice nel vedere che ciò per cui stava lottando, i semi che aveva piantato, hanno generato frutti… Sarebbe stata….no, no “sarebbe stata”… “è stata” felice… perché lei c’era.

Grazie Lucia

Mimmy