Una crisi che fa paura ma che può essere un’opportunità.

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In questi giorni le continue fibrillazioni delle borse mettono in chiaro quanto fragile sia il sistema economico finanziario che governa oramai tutto il mondo, un sistema basato su una avidità insaziabile che vive di ingiustizie, di inquinamento, di distruzione di foreste e forme di vita, di guerre e così via, ma altri pericoli rischiano di sommarsi a questi eventi, noi possiamo dare il nostro piccolo contributo per evitare il peggio?

Mentre assistiamo impotenti e preoccupati alle evoluzioni del mercato finanziario con le sue speculazioni che mettono a rischio la sicurezza economica di milioni di esseri umani e vediamo contemporaneamente il vergognoso asservimento del mondo della politica istituzionale al mondo della finanza, nel mondo accadono altri fatti sempre più preoccupanti.

Per esempio in Cina del nord il deserto avanza sempre più velocemente e in altre regioni della stessa Cina ci sono state alluvioni disastrose, tutti fenomeni legati allo sviluppo economico di tipo occidentale, che causa inquinamento, distruzione di foreste, eccessivo sfruttamento agricolo del suolo e cementificazione, tutti fenomeni che stanno causando a loro volta modificazioni al clima, questi continui disastri ambientali hanno portato la Cina a dipendere sempre più dalle importazioni alimentari per poter sfamare una popolazione in continua crescita.

Un altro esempio di questo periodo è l’emergenza siccità in Corno d’Africa: 2.500 persone al giorno arrivano nei campi profughi per sfuggire alla fame, anche il centro America e l’Australia sono stati colpiti da fenomeni meteo intensi con notevoli perdite in agricoltura.

Il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite avverte che negli ultimi 10 anni stanno aumentando di continuo fenomeni meteo estremi come siccità, tempeste, nubifragi, uragani, cicloni, questi fenomeni di cui normalmente si evidenziano da parte dei media i danni economici causano anche ingenti perdite di produzione agricola.

Se aggiungiamo a questo quadro già di per se poco tranquillizzante l’avvicinarsi della crisi di disponibilità di petrolio, che è la materia prima indispensabile per mantenere l’attuale livello di produttività dell’agroindustria, si evidenzia il rischio che come umanità stiamo correndo: una scarsità di cibo a livello mondiale che non ha precedenti nella storia dell’umanità.

Che fare? A mio avviso è ora che ogni uno di noi smetta di sostenere questo modello, con ogni mezzo possibile, riducendo drasticamente i consumi di materie prime, riciclando ogni oggetto o materiale che è possibile riutilizzare, autoproducendo tutto ciò che è alla nostra portata, scambiando con altri quello che a noi non serve più, imparare a condividere oggetti e attrezzi poco usati, ridurre l’attuale bisogno di mobilità selvaggia coltivando relazioni più appaganti con la natura del luogo in cui viviamo e con le persone che ci vivono, imparare ad usare i mezzi pubblici o la bicicletta.

Approfondimenti:

La crisi I

La crisi II