{B}Congo, la tragedia degli sfollati nel Nord Kivu{/B} Il futuro che ci attende: che cosa ne pensa il potere? Raramente abbiamo, come oggi, qualche segnale. Un articolo del quotidiano della Confindustria.

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Ci chiediamo spesso se i nostri avversari, i capi delle multinazionali facciano o meno delle proiezioni sul futuro del pianeta e dell’umanità. La risposta, ovviamente, è sì, ma a noi poveri mortali non è dato conoscere i risultati di queste analisi.

Talvolta qualche eco sulla stampa mainstream appare, anche se spesso occorre un po’ di buona volontà per decifrare parole in genere poco comprensibili. Il sole24ore pubblica in questi giorni, a firma di Martin Wolf, l’opinione di Ian Morris , dell’Università di Stanford, con il tranquillizzante titolo: “La fine del mondo? Aspettiamo il 2112“.

Il problema sta nel fatto che questo brillante saggista, a dispetto del titolo dell’articolo, non fa affatto professione di ottimismo per quello che riguarda il nostro futuro, soprattutto per quel che riguarda l’energia.

Prima di tutto ne afferma l’importanza per la civiltà umana: “l’approvvigionamento energetico è una condizione necessaria per l’esistenza; più una società è complessa e avanzata più energia utilizza. Ecco perché “rivoluzione industriale” è una definizione poco felice della svolta avvenuta di due secoli fa. È stata una rivoluzione energetica: abbiamo imparato a sfruttare l’energia solare fossilizzata.

Che cosa ci aspetta dunque in un futuro di risorse scarse? “La più grande domanda del XXI secolo potrebbe essere: se le risorse torneranno ad essere ancora una volta limiti vincolanti, l’ingegno continuerà a superare la scarsità, o no? Se la risposta è “sì”, tutta l’umanità potrebbe arrivare a godere dello stile di vita storicamente senza precedenti dei privilegiati di oggi. Se la risposta è “no”, potremmo, invece, cadere vittime di quelli che Morris chiama i «cinque cavalieri dell’apocalisse»: cambiamento climatico, carestia, fallimento dello stato, migrazione e malattia.”

Eccoci qua: il radioso futuro dell’umanità è affidato a qualche alzata d’ingegno, a qualche scoperta tecnologica e magica insieme, che prolunghi ancora di qualche anno il dissennato utilizzo di risorse che stiamo attuando. Se questi sono i risultati delle loro analisi economico-scientifiche, allora siamo messi davvero bene…