Appunti sparsi dal Convegno GAS/DES di sabato 15 settembre 2012:

(RI)COSTRUIRE COMUNITÀ TERRITORIALI CAPACI DI FUTURO

Abbiamo partecipato per Verona: Mimmi del Sommagas e de le matonele, Lucia de le matonele, Carmen dell’ex gas Diogene, Antonia dell’Università di Verona, Michele del gas stella rossa e de le matonele, Antonio del gaspolicella e de le matonele.

Ci sono stati degli spunti interessanti dai tanti interventi che si sono succeduti, ne riporto alcuni che mi hanno colpito e che credo dovrebbero sollecitare riflessioni e forse azioni anche nel nostro territorio.

Un bellissimo esempio per tutti i popoli sono le nuove carte costituzionali che si stanno scrivendo nel sud america (Bolivia e Equador), dove vengono inseriti i diritti di due realtà fino ad ora non riconosciute: le generazioni future e la natura. Queste nuove visioni dei diritti sono figlie di una cultura delle comunità indigene che viene recuperata e riattualizzata. Noi dovremmo chiederci: quale è la nostra cultura “antica” dalla quale poter riattingere per recuperare rispetto e valorizzazione dei diritti delle generazioni future e della natura?

Per poter veramente sperare in una società sostenibile è necessario sviluppare un nuovo modo di essere cittadinanza attiva, da questo punto di vista i GAS possono fungere da motore informale per far crescere una responsabilizzazione diffusa nei confronti dell’ambiente locale (territorio), attraverso lo sviluppo di una nuova cultura e nuovi stili di vita, senso del dovere nei confronti di natura e generazioni future, una cittadinanza che si riappropria della capacità di partecipare, di essere attivi e sentirsi responsabili (a me questo passaggio ha ricordato Lorenzo Milani (1965): “bisogna dire ai giovani…. che l’obbedienza ormai non è più una virtù….. che ogni uno si senta responsabile del tutto”).

C’è un rischio nell’esperienza dei GAS che è quello di concentrarsi nel fare acquisti “solidali” e non essere attenti a riflettere su quello che si fa e il perchè lo si fa.

Perchè nonostante la presenza nella società di innumerevoli forme associative i GAS hanno successo e resistono negli anni? Perchè soddisfano i bisogni relazionali elementari e di affermazione più delle altre realtà esistenti, questo attrae le persone. I GAS non negano i bisogni ma cercano di soddisfarli in modo diverso, i GAS soddisfano i bisogni attraverso capacità collaborative e di partecipazione di rete.

I GAS hanno confini sfumati, fino a che punto un GAS può definirsi solidale? In realtà questo confine non esiste, da una parte questo è un bene perchè può toccare altri che altrimenti non sarebbero raggiunti, ma da un’altra angolazione c’è il rischio di deriva. Come fare per mantenere questa vivacità un po confusa dei GAS ma avere anche qualche cosa che rende possibili progetti più strutturati?

I GAS dimostrano che è possibile un’economia diversa, ma hanno un limite, perchè le regole delle politiche economiche decise dai governi locali, nazionali e internazionali, sono quelle che fanno il maggior danno, infinitamente più grande delle possibili “costruzioni” dei GAS, e non le possiamo contrastare se non facciamo rete e non ci facciamo sentire.

E’ importante lavorare sulla cultura del cibo, del rispetto della terra, sia all’interno dei GAS ma anche all’esterno, è importante fare rete con le altre realtà attive sul territorio, provare a trovare vie di rapporto anche con le istituzioni locali.