Aumentano i sintomi che il picco sia ormai giunto a compimento, e che a breve inizierà la fase discendente. Autorevoli pareri e segnali inquietanti da petrolandia. Aspettiamoci dunque instabilità e caos.

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Ha iniziato il sol e24ore, annunciando la prossima pubblicazione di un allarme del Fondo monetario internazionale (leggibile qui). Niente più che un trafiletto, ma l’ammissione è epocale: “L’economia globale deve prepararsi per fronteggiare la crescente scarsità di petrolio, che potrebbe provocare impennate di prezzo ancora più frequenti e intense di quelle che abbiamo visto negli ultimi anni.

Ormai non si contano più i riconoscimenti dell’informazione ufficiale sul problema del picco di produzione, a lungo bistrattato e rimosso. Ma adesso si percepisce che il clima è definitivamente cambiato: il report dell’FMI pare scritto da Hubbert, il primo teorico del picco: “Sarà sempre più difficile distinguere tra un inatteso accentuarsi della scarsità di petrolio e choc temporanei dell’offerta, di tipo più tradizionale.” Aspettiamoci dunque instabilità e caos.

A rendere inquieti gli osservatori internazionali non è il prezzo del petrolio, oggi stabilmente sopra i 105 dollari il barile:  questo potrebbe essere influenzato da nervosismi del mercato e speculazioni, in seguito alla crisi politica magrebina. Quello che non fa dormire sonni tranquilli è l’inelasticità della produzione dell’OPEC, in primis l’Arabia Saudita, al calo dell’estrazione libica. Tradotto dall’economichese, ci si chiede per quale motivo un paese ricco di petrolio rinunci a fare un botto di soldi riempiendo da solo il buco dell’offerta lasciato libero dalla Libia.

Riporta la nostra Debora Billi, dal blog “Petrolio” che ” i noti problemi in cui versano i giacimenti sauditi, molti dei quali in declino terminale” fanno pensare a una difficoltà tecnica dell’apparato estrattivo saudita“Il numero dei pozzi aperti in Arabia, in calo continuo da ben due anni, vede una drastica ripresa proprio a partire dal 2011. Insomma,” conclude Debora, “si trivella disperatamente per rispondere all’aumento della domanda,” con gli scarsi risultati che vediamo in questi giorni.

Teniamo presente che i giganteschi giacimenti arabi sono il principale paravento di coloro che sostengono che va tutto bene, che l’umanità troverà qualche barba-trucco per salvarsi, come sempre. Ora che l’Arabia Saudita mostra i limiti delle sue riserve, e con il tramonto definitivo della chimera nucleare,  la preoccupazione inizia a serpeggiare anche tra gli ottimisti.

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