giuseppe-la-rosaOgni tanto ci scappa il morto italiano. E allora, solo allora, si torna a discutere sull’opportunità della guerra in Afghanistan e, soprattutto, sull’opportunità che vi partecipi l’Italia, in spregio alla costituzione.

Sull’argomento, se leggiamo i giornali della destra rimaniamo atterriti, ma anche sul fronte progressista ci sono opinioni divergenti. Adriano Sofri sulla Repubblica invita a unirci al cordoglio nazionale, se non altro per pietà. Giuliana Sgrena su Globalist ribatte che non possiamo allentare la tensione sul ritiro del nostro contingente.

“Dobbiamo sapere che in guerra si muore e gli italiani che vanno in Afghanistan partecipano a una guerra,” sostiene Sgrena, “una missione di pace non si fa con i cacciabombardieri.”

Chi ha alimentato l’odio in Afghanistan? Sappiamo tutti quale grande nazione democratica ha finanziato prima i mujahidin, poi i taleban di mullah Omar, infine i nemici dei taleban, e ora i taleban ‘buoni’.

Qual è stato il risultato della guerra? Democratizzare il paese? Liberare le donne dal burqa? “Sono passati quasi dodici anni dall’inizio dell’intervento occidentale la violenza contro le donne non è diminuita e l’odio non è placato, anzi,” continua Sgrena.

Sofri invita a sostenere le nostre truppe, che tanto tra un po’ se ne andranno. Ma il ministro della difesa Mauro in un’intervista alla radio (sabato sera) ha detto che alla fine del 2014 resteranno 1.800 militari italiani in Afghanistan (oltre la metà dei 3.000 attuali).

Probabilmente a uccidere e farsi uccidere.